domenica 28 giugno 2015

Sul perchè è sbagliato il referendum greco - Why the greek referendum is wrong

Tsipras vuole delegare al popolo greco la decisione attraverso il referendum. Una certa sinistra sbandiera la cosa come il massimo livello di democrazia mai visto in europa. E, ironicamente, non vede quanto sia in realtà la morte della democrazia. La grecia è una repubblica democratica che elegge regolarmente un suo governo, un suo parlamento e i vari organi istituzionali che vengono pagati dai cittadini per prendere delle decisioni per il bene del paese. Ora possiamo discutere a lungo il concetto di "bene del paese", possiamo discutere a fondo il significato di "rappresentanza". Soprattutto vedendo la cosa nell'ottica italica del moVimento, dove uno vale uno tranne quando non è vero, e nell'ottica di moVimentizzare tutto perdendo i principi sani e fondanti di partiti di governo, dove alla fine è solo una persona a prendere una decisione e a mettere il nome sul governo. Ebbene, fare un referendum su un argomento di questo tipo porta a galla due problemi:
Innanzitutto Tsipras sta dicharando di essere inadatto a governare. Le elezioni servono non per avere un bel ragazzo da mandare a incontri internazionali, per quello ci sono eventi e casting di modelli. Servono per avere un leader che sappia guidare il paese anche in momenti critici e gravi, come quello greco, che sappia riconoscere i problemi e sappia spiegare il perchè di scelte anche non comode. E con un'operazione come il referendum sta dichiarando che questo non vuole farlo da solo, ma vuole farlo con l'assenso del popolo greco, rifiutando la posizione del leader in due direzioni: verso il suo popolo, verso il quale ha l'onere di governare, e verso gli altri leader europei, che hanno vinto elezioni e non si sognerebbero mai al mondo una mossa delirante come quella del referendum. Mi dispiace, ma con la mossa del referendum ha perso, da parte mia, tutto il rispetto che potevo avere verso una forza i cui principi non condivido, ma che ha comunque degli aspetti di interesse e di valore e che poteva portare un interessante punto di vista in discussioni.
Il secondo punto problematico è la fine della democrazia. Con il referendum abbiamo il grande compiersi dell'abominio definito da Platone, ovvero la Politica Populista. La gente voterà? Voterà si? Voterà no? Non è importante, perchè questo gesto in quanto tale è un precedente agghiacciante per il mondo.
Vediamo cosa ha scritto Tsipras ai cittadini:
Greche e greci,
a questo ultimatum ricattatorio che ci propone di accettare una severa e umiliante austerity senza fine e senza prospettiva di ripresa sociale ed economica, vi chiedo di rispondere in modo sovrano e con fierezza, come insegna la storia dei greci. All’autoritarismo e al dispotismo dell’austerity persecutoria rispondiamo con democrazia, sangue freddo e determinazione.
La Grecia è il paese che ha fatto nascere la democrazia, e perciò deve dare una risposta vibrante di Democrazia alla comunità europea e internazionale.
E prendo io personalmente l’impegno di rispettare il risultato di questa vostra scelta democratica qualsiasi esso sia.
E sono del tutto sicuro che la vostra scelta farà onore alla storia della nostra patria e manderà un messaggio di dignità in tutto il mondo.
In questi momenti critici dobbiamo tutti ricordare che l’Europa è la casa comune dei suoi popoli. Che in Europa non ci sono padroni e ospiti. La Grecia è e rimarrà una parte imprescindibile dell’Europa, e l’Europa è parte imprescindibile della Grecia. Tuttavia un’Europa senza democrazia sarà un’Europa senza identità e senza bussola.
Vi chiamo tutti e tutte con spirito di concordia nazionale, unità e sangue freddo a prendere le decisioni di cui siamo degni. Per noi, per le generazioni che seguiranno, per la storia dei greci.
Per la sovranità e la dignità del nostro popolo.
Alexis Tsipras
"All’autoritarismo e al dispotismo dell’austerity persecutoria rispondiamo con democrazia, sangue freddo e determinazione." Mi dispiace, ma non è così. Non è fierezza e sangue freddo puntare per il Grexit sul voto contrario al referendum. E' non aver le palle per dire al proprio popolo che arriverà la svalutazione. E' non aver le palle di spiegare in europa che la grecia uscirà.

"E prendo io personalmente l’impegno di rispettare il risultato di questa vostra scelta democratica qualsiasi esso sia." Anche questa frase è senza senso. Non è un impegno che deve prendere, anzi, è un impegno che gli è stato dato alle elezioni. Non è un passante, è il presidente del governo greco, che gli piaccia o no.

"Per la sovranità e la dignità del nostro popolo." Mi dispiace per tutti gli amici greci.

Sulla Politica e la Democrazia - On Politics and Democracy

La politica è una cosa strana. Nello specifico è curioso che abbiamo preso una delle forme definite da Platone stesso e l'abbiamo resa il nome dell'ambito nel quale si va a definire il modus operandi della gestione della cosa pubblica. Platone definisce, infatti, la Politica come una delle tre forme di governo:
Politica, governo dei tanti, arisotcrazia, governo dei migliori, e monarchia, governo del singolo. Di ognuno dei tre casi esistono forme degeneri: tirannide è la degenerazione della monarchia, poichè il tiranno ottiene illegalmente il potere, l'oligarchia e la olocrazia sono le degenerazioni della aristocrazia, poichè a governare non sono i migliori (aristoi), ma solo gente a caso (oligarchia) o addirittura i peggiori della società (olocrazia). Infine la corruzione della politica è la democrazia, nella quale un popolo non informato è succube delle folate di vento che lo portano a seguire la banderuola di turno e quindi non sa prendere la decisione migliore, ma quella a favore di chi urla di più o che più riesce a parlare con la pancia del suo elettorato.
Date queste definizioni, abbiamo col tempo scelto di chiamare il tutto con una parte (la Politica è diventata la politica) e abbiamo optato per un sistema politico basato sulla degenerazione della Politica, la democrazia, ripulendolo di alcuni errori pratici ovvi.
Basarsi sulla degenerazione è stata una scelta fondamentale e giustissima, in tempi più semplici e più gestibili. Oggi il mondo è diventato complesso e connesso, cosa che non era vera prima di 25 anni fa e proprio per questo è diventato più difficilemnte governabile. Questo vale per un paese democratico, ma anche per enti minori, che abbiano al loro interno dei sistemi democratici, dai partiti ai condomini. E così la popolarità di una operazione politica ha un andamento visibile, come le azioni in borsa, un partito politico viene analizzato e eviscerato ogni lunedì sera dai telegiornali per capire quanto piace o meno alla gente, il politico di turno deve sparare la frase più ad effetto per poter essere retwittato, sharato, taggato, memizzato.
Affascinante situazione, che però ha un costo. Heisenberg ci insegna che l'osservazione di un fenomeno va ad impattare sul fenomeno stesso, modificandolo. Ovvero, Platone aveva ragione: la Democrazia, intesa come degenerazione populista della Politica è forse la peggior forma di governo immaginabile.
Possiamo dire, ovviamente, che non siamo in un sistema populista, ma in una democrazia rappresetnativa. Possiamo dirlo, certo, ma i fatti non ci danno ragione, e lo si vede quando un politico si trova costretto, per le ragioni del voto, a strizzare l'occhio al partito opposto sotto indicazioni dello spin doctor, o, molto peggio, a rivedere delle riforme importanti quanto necessarie a partire da come i sondaggisti danno la popolarità del partito per le incombenti elezioni. E quindi chissene importa della legge giusta o sbagliata? L'importante è che sia popolare. Chissene importa dei contenuti delle cose, l'importante è il tweet contro o a favore di questa o quella posizione. E l'assurdo è che questa situazione delirante è oramai talmente radicata da rendere impossibili discussioni sensate.
In Italia la costituzione prevede che il presidente del consigio sia scelto dal presidente della repubblica partendo dalla discussione fatta con i vari partiti subito dopo le elezioni. Alle ultime elezioni politiche il PD ha non vinto (cit.), pur prendendo la maggioranza dei voti e quindi Napolitano diede a Bersani l'incarico di formare il governo. Impossibilitato dai cattivoni dei 5Stelle (si scoprirà poi che in realtà non ci sarebbe andato comunque al governo con loro, alla faccia del "mai larghe intese"), viene passata la palla a Letta, che svolge una parte del suo lavoro e infine, serenamente o no, viene passata la palla a Renzi. Ebbene, va ricordato che nonostante 20 anni di delirio e di partiti personali con il nome sul simbolo del partito NON siamo in una repubblica presidenziale, NON votiamo per il nome sul simbolo del partito ma votiamo per dare una maggioranza al parlamento, in base alla quale il presidente della repubblica sceglie a chi dare l'onere di governo. Dire altrimenti, raccontare la favola del presidente non eletto, è solo populismo: NESSUNO dei 27 presidenti del consiglio di NESSUNO dei 63 governi della Repubblica Italiana è mai stato eletto dal popolo, ma scelto dai 12 presidenti della repubblica che si sono susseguiti. E non sarà un gruppo su facebook, una petizione su change.org o una raccolta di firme a cambiare la costituzione italiana, fortunatamente.
Questa è una delle ancore di salvezza che la nostra costituzione mette per evitare la deriva populista che sarebbe facile e lo dimostriamo ogni giorno.
Bene, dove è il problema? Il problema siamo tutti noi, 70.000.000 di piccoli problemi, di disinformazione, di dubbio, di terrore verso il prossimo, di paura. Tutti problemi generati dall'ignoranza di fondo e dalla sfiducia verso l'informazione. Tutti problemi generati da un sistema creato per un mondo più semplice, che si trova ad essere inadatto ad un mondo complesso, che rende l'elettorato assolutamente inadatto a votare. E che non può cambiare, perchè è lo stesso elettorato che premia "pane e giochi" attraverso metodi mediocri i valutazione (auditel e simili) e non vanno a misurare l'impatto delle cose dette e fatte sui media.

It sure used to be… We stood up for what was right. We fought for moral reason. We passed laws, struck down laws, for moral reason. We waged wars on poverty, not on poor people. We sacrificed, we cared about our neighbors, we put our money where our mouths were and we never beat our chest. We built great, big things, made ungodly technological advances, explored the universe, cured diseases and we cultivated the world’s greatest artists AND the world’s greatest economy. We reached for the stars, acted like men. We aspired to intelligence, we didn’t belittle it. It didn’t make us feel inferior. We didn’t identify ourselves by who we voted for in the last election and we didn’t scare so easy. 
We were able to be all these things and do all these things because we were informed… by great men, men who were revered.