lunedì 30 dicembre 2013

Sulle ere della mente

Giorni di feste, giorni di riposo, giorni di lavoro, giorni di riflessioni. E in questi giorni mi è capitato di ridiscutere della mia visione sull'attualità. Ma partiamo dall'inizio: L'uomo ha sempre rappresentato la vita come meta-oggetto: Dal divino che scrive il libro della storia degli uomini che rappresenta lo scarso potere/controllo che l'uomo aveva sugli elementi e sugli eventi, alle rappresentazioni teatrali nelle rappresentazioni teatrali di Shakespeare con la vita che è un palcoscenico. E oggi? Nell'epoca del relativismo e della mancanza di visioni forti, quale è la rappresentazione del mondo? Credo che la visione più organica la prima copertina del 2014 del New Yorker. Ogni storia può essere analizzata e dissezionata con precisione mettendo al centro dell'attenzione ogni singolo attore. Mi potete dire "ma non è vero, è solo un caso". Caso vuole che in quest'epoca di facilità di produzione, alcuni dei videogiochi più interessanti sulle grandi saghe (The Godfather, alcuni degli Star Wars), si basano sul fatto che la storia è sacra e già raccontata, ma sono i dettagli dei personaggi secondari che sono analizzati e vissuti dal giocatore. Caso vuole che i fan di Harry Potter stanno chiedendo a  gran voce all'autrice di ritornare sulle storie di Harry, ma raccontando il punto di vista di un altro dei protagonisti. Caso vuole che tremano i partiti "solidi", mentre i partiti fluidi diventano sempre più una realtà, nel bene o nel male, e con i partiti che tremano scompare sempre più il voto di appartenenza mentre aumenta il peso del voto di opinione. E' una scelta consapevole? Forse no, ma è una parte dello spirito del nostro tempo. Ma quando inizia? E qui arriviamo a quello che secondo me è il nome ideale di questo tempo. Ovvero il tempo di Ulysses. Non dell'eroe omerico, ma dell'Ulysses di Joyce, ovvero le poco eroiche vicende di Leopold Bloom, un Mario Rossi che vive una vita normale e le cui vicende di una giornata sono raccontate dai punti di vista di diversi personaggi. Il tempo di eroi della quotidianità, che lottano contro il traffico, le code agli sportelli, la burocrazia, l'idiozia. Il tempo di eroi quotidiani che hanno punti di vista e storie diversissime. Il tempo di eroi quotidiani che perdono e che vincono.
La vera sfida oggi è arrivare a valorizzare questa differenza: valorizzare il fatto che molti di questi eroi per strade diverse arrivano alle stesse conclusioni, ognuno con un suo bagaglio culturale. Leggere e capire questo è ogni giorno più complesso, ma è questa la sfida del futuro per il giornalismo, per chi vuole raccontare storie, per chi vuole immaginare un nuovo modo di fare cose. Non esiste più l'unidirezionalità della comunicazione, ma l'utente finale non è più solo un "utor", nel senso latino, che utilizza supinamente le informazioni, gli strumenti, ma è un "actor", nel senso latino, che agisce, elabora, e crea una sua visione di un fenomeno e/o di una realtà.

Buon 2014

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